Dopo averci fatto respirare aria di infanzia con Lo chiamavano Jeeg Robot (2015) e averci stupito con la magia di Freaks Out (2021), Gabriele Mainetti torna ad emozionarci con un film fuori dal comune, quantomeno per il cinema italiano: La Città Proibita, un action in cui una Roma multiculturale fa da sfondo ad una storia di arti marziali e amore.
Il film segue la storia di una giovane ragazza cinese, Mei (Yaxi Liu), che giunge in Italia per cercare la sorella maggiore. Nella riconoscibilissima Piazza Vittorio incontra Marcello (Enrico Borello), un ragazzo che porta avanti – insieme alla madre Lorena (Sabrina Ferilli) – il ristorante di famiglia, dopo che il padre Alfredo (Luca Zingaretti) è scappato con un donna più giovane. Senza alcun preavviso, i due ragazzi si trovano a combattere contro un nemico molto più grande di loro, guidati solo dall’amore…
Nel suo terzo film da regista, Mainetti sceglie come sfondo una Roma assolutamente contemporanea, la Roma di Piazza Vittorio, potremmo dire il melting pot per eccellenza della capitale, dove si incontrano – e scontrano – le culture di più popoli. La Roma di Mainetti non è la Roma bella con la B maiscola; è quella del quotidiano, delle difficoltà e dell’incertezza.
Lo dimostra Marcello, interpretato da un soprendente Enrico Borello (Lovely Boy, Supersex) al suo primo film da protagonista, giovane ragazzo che vive richiuso nel ristorante di famiglia un po’ per scelta, un po’ perché ci si è ritrovato. All’opposto c’è Yaxi Liu (stund double in Mulan) che veste i panni di Mei, una giovane che non ha paura di scegliere. Mossi da forme diverse di amore, troverano un nuovo scopo e una nuova vita.
Yaxi Liu è inoltre una vera esperta di arti marziali (e ve ne accorgerete!), che esplodo in dinamiche scene di lotta a metà tra Karate Kid e Bruce Lee. Si rimane veramente sbalorditi dalla precisione di tali scene: non solo nei movmenti fisici, ma anche nelle scelte registiche capaci di spettacolarizzare il tutto.
La Roma verace veste i panni di Sabrina Ferilli e Marco Giallini (rispettivamente Lorena e Annibale), due personaggi tanto diversi quanto fondamentali nella vita di Marcello. Il cast è in buona parte multietnico, come esige la storia, ma si dà carattere a questi personaggi che spesso sono solo marginali (soprattutto nel personaggio interpretato da Shanshan Chunyu, un magnate della mafia cinese).
La trama è intrisa di dramma, dolore, pregiudizio e, come detto prima, tanto amore: un amore fraterno, un amore paterno e un amore verso ciò che è stato e non sarà più. È una storia senza nessuna donzella in pericolo, anzi…è Mei a salvare Marcello. Potremmo definirla una storia molto femminista, per certi versi.
Gabriele Mainetti è capace di soprendere, di nuovo, con un prodotto folle sulla carta e ancora più folle sullo schermo, portando avanti un’idea di cinema che rispecchia i sogni che si avevano da bambini e facendoci credere che, al cinema, è veramente tutto possibile. Bentornato film di genere!