Sono disponibili su Disney+ i primi tre episodi di Daredevil: Rinascita, la nuova serie Marvel con protagonisti Charlie Cox e Vincent D’Onofrio.
Dopo l’analisi del primo e del secondo episodio, ora vi proponiamo la nostra analisi del terzo episodio, intitolato “Il Vuoto della Sua Mano”.
L’episodio si apre con Matt il giorno successivo alla scazzottata con i poliziotti corrotti; il protagonista visita Hector Ayala nella prigione del tribunale prima dell’inizio del processo. Hector si prende un momento per ricordarsi del Puerto Rico e della vita che si è lasciato alle spalle, mentre Matt cerca di rassicurarlo.
Al Porto di Red Hook, nominato già diverse volte nei precedenti episodi, avviene un dirottamento, segno della lotta per il potere tra le varie famiglie criminali causata dall’assenza di Kingpin e Vanessa.
Vanessa: Si comportano male perché non c’è nessuno al comando. Senza te o me lì. Si colpiranno a vicenda.
Fisk: Sono feccia. Feccia della specie peggiore. Lascia che si uccidano.
Vanessa: E quando avranno finito fra di loro, chiunque sarà rimasto ti vorrà morto.
Fisk: Quel mondo. Quel genere di violenza. Quelle faide inutili… non devono interessarci.
Informati da Sheila mentre fanno colazione, Wilson e Vanessa dimostrano i loro dissenso sul dafarsi riguardo il loro impero criminale.
Fisk risulta molto più cauto, intenzionato a mantenersi più distante possibile per proteggere la loro immagine pubblica; Vanessa, ormai integratasi completamente nel mondo del crimine, desidera ristabilire l’ordine tra le varie famiglie.
Come nell’episodio precedente, l’inquadratura si sofferma sulle nocche ferite di Fisk. Ancora non sappiamo da cosa siano state causate…
In parallelo vediamo invece Matt pulirsi le mani in seguito alla scazzottata con i poliziotti, venendo raggiunto da uno di questi, l’agente Powell, il quale fallisce su tutta la linea nel minacciare Murdock.
Vediamo Cherry che va al nascondiglio dato a Nick Torres per prepararlo alla testimonianza. Mentre cammina per strada si nota molto chiaramente un graffito con il teschio del Punitore con scritto sopra “Triggered” (innescato in italiano), segno della crescente ombra di Frank Castle su New York.
Intanto il processo è partito, con l’agente Powell che reinventa i fatti in proprio favore. Dopo la sua testimonianza, Matt sente uno degli altri poliziotti ordinare l’assassinio di Nicky Torres. Anche questo agente, così come Powell, ha un tatuaggio con il simbolo del Punitore e la bandiera americana.
Grazie a Cherry e a un ben pianificato diversivo, Torres riesce ad arrivare in tribunale… ma la sua testimonianza diviene inutile, dato che nega tutto per paura della polizia.
Nel mentre il braccio destro del Sindaco si incontra con i capi-famiglia per riportare l’ordine. Ovviamente all’apparenza sembrerebbe che Fisk si stia di nuovo interessando a gestire il mondo criminale, ma questo è solo quello che Buck Cashman vuole far credere ai presenti.
La situazione ricorda molto quello di James Wesley (Toby Leonard Moore) nella serie Netflix, l’originale braccio destro – e amico – di Fisk ai tempi della prima stagione.
Fisk: So cosa vuoi fare, non funzionerà.
Vanessa: La terapia?
Fisk: Sentiamo.
Vanessa: Ho inviato Buck da Luca per dirgli di pagare Viktor 1,8 di risarcimento per la rapina.
Fisk: Non voglio arrivare ad un punto in cui non mi fido di te.
Vanessa: Non voglio che tutto cada a pezzi.
Alla loro terapia di coppia, prima che la dottoressa Glenn arrivi, scopriamo che è stata Vanessa a mandare Buck dai capi famiglia, agendo alle spalle di Wilson, il quale non concorda con la decisione di mantenere l’attuale status quo criminale.
Matt Murdock: Lei è intervenuto quella notte perché è un eroe.
Kristen McDuffie: Matt, non farlo.
Murdock: È ora che tutti lo sappiano. Signor Ayala, è il vigilante noto come Tigre Bianca? Sì o no?
Rispreso il processo, Matt tira fuori una carta totalmente inaspettata e anche controversa: andando contro all’accordo con il giudice e con il procuratore distrettuale, Murdock rivela in aula che Ayala è il vigilante noto come Tigre Bianca.
Matt Murdock: Sai Hector, se ti assolveranno, per Tigre Bianca sarà finita. Insomma, lo sai, no? Non potrai più mettere il costume.
Hector Ayala: Non credo che tu capisca. Essere Tigre Bianca non è solo indossare un costume. È il mio vero Io. Una vocazione. Non l’ho scelto. Lui ha scelto me. È come chiedermi di non respirare.
Parlando con Hector dopo il processo, Matt cerca di persuaderlo all’idea di abbandonare la sua da vigilante, ma Ayala è sembra assolutamente convinto che essere Tigre Bianca sia una necessità per lui.
Il processo riprende, ora con le testimonianze dirette o indirette di chi è stato aiutato da Tigre Bianca. Tra questi vi sono numerosi rapporti di polizia che sostengono le azioni del vigilante. Tra i vari agenti citati da Murdock vi è anche un certo “agente Morales” che potrebbe essere un easter egg connesso al padre di Miles Morales, anche se il personaggio si chiama Jefferson Davis (Miles prende il cognome da sua madre, Morales).
Il procuratore distrettuale cerca invece di controbattere ponendo alla giuria il semplice fatto che, nonostante tutto il bene fatto da Hector Ayala, questo non esclude la possibilità che possa fare comunque del male, elemento che riflette per tanti versi ciò che sta vivendo Matt e ciò che ha fatto a Bullseye un anno prima.
Prima dell’udienza finale che decreterà il destino di Hector, Matt arriva in tribunale. Il fatto che sia completamente vuoto richiama molto l’interno di una chiesa, quasi a riflettere come Matt abbia deciso di perseguire una “diversa vocazione” dando tutto sé stesso come avvocato.
Hector viene alla fine assolto dalle accuse, con palese gioia di tutti coloro che l’hanno sostenuto, soprattutto sua moglie…
Ma a non apprezzare questa vittoria è il sindaco Fisk, il quale chiede a Daniel di chiamare BB Urich per un’intervista.
Heather Glenn: Brindo a un uomo che cucina, a un caso vinto e a Foggy Nelson. Che Dio possa tenere nel suo palmo tutto quanto.
Festeggiando la vittoria insieme a Heather Glenn, Matt rievoca la memoria di Foggy tirando fuori una bottiglia di O’Melverny’s ricordando i loro inizi come avvocati.
La vecchia serie aveva indagato a fondo sull’amicizia tra Matt e Foggy fin dal loro primo incontro, quando ancora erano solo dei semplici studenti di giurisprudenza con il sogno di diventare degli “avocados”.
Fisk: Il verdetto Ayala è un innegabile errore giudiziario.
BB Urich: Signore, la corte e la giuria l’hanno dichiarato non colpevole.
Fisk: Le corti falliscono. Le giurie sbagliano. Io lo so. E ora, un vigilante mascherato, un assassino, è libero di vagare per le strade. E un veterano dell’NYPD è morto. Questi vigilanti sono una minaccia per qualsiasi società fondata sullo stato di diritto. Un uomo che indossa una maschera per coprirsi il volto è un codardo…
Intervistato nuovamente da BB Urich (questa volta anche registrato), Fisk esprime tutto il suo dissenso sul verdetto finale del caso Ayala.
Successivamente, osserviamo Hector rimettere il suo costume da Tigre Bianca malgrado il consiglio di Murdock di lasciar perdere.
Fisk: Questi vigilanti non sono degli eroi. E io ho fatto una promessa. L’assoluzione di Hector Ayala mi impone di mantenerla. Lo stato di diritto prevarrà.
Di nuovo in azione, Tigre Bianca sente le urla di una donna… ma mentre corre ad intervenire, una misteriosa figura incappucciata gli spara direttamente in testa, uccidendolo sul colpo.
Questa misteriosa figura si allontana dal corpo morto del povero Hector Ayala, mentre i lampioni rivelano un disegno sulla giacca antiproiettili: il teschio del Punitore. Ma è veramente stato Frank Castle? Oppure è stato un qualcuno che lo sta emulando?
Questa è la domanda che molto probabilmente troverà risposta nei prossimi episodi.