Durante la sua lunga carriera fumettistica, Stan Lee è stato il sorridente volto della Marvel Comics… ma, per molti, la sua figura è stata decisamente controversa. C’è chi sostiene che fosse la mente dietro ogni suo lavoro, ma c’è chi pensa che non facesse altro che prendersi il merito per delle storie create dai suoi talentuosi colleghi.
Stan Lee non è stato il solo creatore dei personaggi dell’Universo Marvel: autori come Jack Kirby e Steve Ditko hanno lavorato al suo fianco per plasmare questo meraviglioso mondo che ancora oggi ci fa sognare sulla carta e al cinema, ma ciò non toglie che l’importanza di Lee fosse smodata e lui dalla sua, prese la palla al balzo e si prorogò per lanciare messaggi positivi ai suoi lettori, sia grazie alla sua popolarità delle storie che scriveva che alle sue pittoresche note redazionali in cui la sua forte personalità era palpabile.
Il dibattito sulla “paternità” dei personaggi Marvel è stato riaperto di recente in seguito all’uscita del documentario Stan Lee su Disney+.
Dopo le dure parole del figlio Neal Kirby – figlio di Jack Kirby, scomparso nel 1994 – ora è arrivato Roy Thomas a commentare la vicenda. Primo successore di Lee nel ruolo di Editor-in-Chief nel 1972 e co-creatore di numerosi personaggi come Visione, Luke Cage, Ghost Rider, Adam Warlock e Morbius nonché autore del mastodontico volume The Stan Lee Story edito da Taschen, ha detto la sua con una lunga riflessione pubblicata da The Hollywood Reporter:
‘Stan Lee era la sua più grande creazione.’ Questa è una frase che viene sballottata in giro – tanto più da quando Stan è morto verso le fine del 2018 e non è più capace di rispondere di persona – e c’è una discussione da fare al riguardo, come chiunque che guarda il nuovo documentario su Stan Lee di David Gelb, ora in streaming su Disney+, può testimoniare.
Dopotutto, un giovane Stanley Martin Lieber (attorno ai 18 anni, non 16 come ricorda male all’inizio del documentario) ha coniato il nome ‘Stan Lee’ come pseudonimo per la sua primissima storia, scritta per Captain America Comics #3. intorno alla fine del 1940.
Poi, agli inizi degli anni ’60, quando il nuovo Marvel Comics Group e i suoi eroi fecero irruzione sulla scena e ottennero trazione sulla cultura pop, trasformò progressivamente ‘Stan Lee’ in un rappresentante dei fumetti in generale, della Marvel in particolare, e probabilmente per sé ancora più in particolare.
Stan Lee, per come l’ho conosciuto dalla metà del 1965 fino alla fine della sua vita, non era un uomo dall’ego fragile. O, se fragile è stato, era protetto meglio dietro quel sorriso vincente rispetto al cuore di Tony Stark dietro l’armatura di Iron Man. La vera domanda, presumo, sia se abbia meritato lo status di principale creatore del cosiddetto Universo Marvel.
Thomas prosegue:
Il documentario di Gelb saggiamente lascia Stan narrare la sua storia dall’inizio alla fine. Virtualmente, l’unica voce che sentiamo durante l’ora e mezza di durata è quella di Stan, proveniente dalle sue apparizioni in TV, alle fiere del fumetto, a sessioni di Q&A, a cerimonie di premiazione, precendenti documentari e brevi estratti radio… animati occasionalmente da immortali linee di dialogo dai suoi molti cameo nei film.
È un modo piacevole e originale per incontrare Stan The Man, e Gelb e i suoi produttori (che includono i Marvel Studios) devono essere congratulati per avergli permesso di raccontare la sua storia in questo modo. In generale, lo sforzo è di successo e divertente… e, come posso dire dalla mia lunga associazione con lui (che include scrivere una gigantesca ‘biografia di carriera’ per Taschen Books nel 2010) presenta un ritratto ragionevolmente accurato dell’uomo per come l’ha visto lui, e per come ha imparato a vederlo il resto del mondo.
Come probabilmente lo scrittore di fumetti più importanti dai tempi di Jerry Siegel, che scrisse la prima storia di Superman negli anni ’30… Come il creatore (o perlomeno il co-creatore) di una multitudine di supereroi pittoreschi e dei personaggi dei fumetti ad essi associati… e come il creatore (o almeno principale supervisore e luce guida) di un fenomeno a quattro colori che ha preso il nome di Universo Marvel, e che ha formato il baluardo sottostante dell’ancora più famoso Marvel Cinematic Universe, la serie di film interconnessi più di successo nella storia del cinema.
Ma ovviamente non ha fatto tutto da solo… ed è qui che si originano tutte le critiche sconsiderate alla vita e al lavoro di Stan Lee.
Come spiegato nel documentario, semplicemente perché spesso (non sempre, ma spesso) fallisce nel dare il merito agli artisti con cui ha lavorato. Stan spesso si prende il pieno merito per certi traguardi, a prescindere che si tratti della storia del potente Hate Monger in Fantastic Four #21 o di concetti come Hulk e gli X-Men. Questa è in parte solo una stenografia verbale, ma è anche in accordo con la sua convinzione che ‘la persona che ha l’idea è il creatore’, e che l’artista che sceglieva per illustrare quel concetto non lo fosse.
A Los Angeles, negli anni ’80 (và detto che non lavoravo per lui all’epoca), parlai con Stan di questo punto ad un pranzo, sostenendo che un artista che ha rappresentato e espanso l’idea originale era inevitabilmente un co-creatore. Non ho fatto progressi con il mio passato e futuro datore di lavoro. E chiaramente, quando ha scritto la sua celebre lettera, citata nel documentario, in cui dice che ha ‘sempre considerato Steve Ditko come il co-creatore di Spider-Man‘ lo faceva solo per addolcire Steve e coloro che avrebbero potuto concordare con lui. In seguito, lo ha ammesso.
La cosa divertente è che l’argomentazione di Stan potrebbe essere schierata per rendere l’editore Marvel Martin Goodman, e non lui stesso, figuriamoci unitamente a Jack Kirby, il ‘creatore’ dei Fantastici Quattro. Dopotutto, è stato Goodman ad aver indirizzato Stan a ideare un team di supereroi che potesse competere con la Justice League of America della DC.
Ma di certo anche Steve Ditko, come parafrasato nel documento di Gelb, sbaglia quando afferma che ‘un’idea è solo un’idea’, e che sono stati i suoi disegni a portare in vita Spider-Man. Senza l’idea in primo luogo, il personaggio e gli eventi della storia non esisterebbero. Sicuramente ci sono voluti entrambi gli uomini, ma semplicemente sono troppo miopi per capirlo.
documentario:
È sicuramente vero che Stan non dà ampio credito al suo collaboratore più talentuoso, Jack Kirby, in ogni singolo caso per i suoi contributi nei primi giorni di vita della Marvel: da Fantastici Quattro in poi. In un certo senso, tuttavia, è la natura umana: Stan potrebbe essere meglio ricordato per le cose che ha portato sul tavolo nel 1961, così come Jack potrebbe essere meglio ricordato per quello che ha fatto. Nessuno dei due era un osservatore onnisciente della mente o delle azioni dell’altro.
Una cosa è quasi fuori discussione: Lee ha dato spesso credito a Kirby, sia nella scrittura che a voce. Nel documentario Stan dice che Jack spesso disegnava la storia dopo un colloquio sulla trama che copriva solo gli elementi essenziali della storia. Sulla carta stampata, Stan spesso andava anche oltre. Lo si può cercare.
Uno potrebbe cercare invano, ahimè, qualsiasi riconoscimento fatto da Jack Kirby del valore o dei contributi di Stan alle loro collaborazioni. E possiamo essere abbastanza sicuri che, se Jack avesse citato Stan, David Gelb e i suoi ricercatori lo avrebbero rintracciato e incluso nell’audio del documentario, solo per l’ulteriore consolidamento del talento di Stan.
Al contrario, il massimo che abbiamo è Jack che, parlando di Thor, afferma che Stan gli ha dato l’opportunità di lavorare a questa testata e che ha fatto del suo meglio. Dov’è la sua ammissione o il suggerimento che i dialoghi e le didascalie di Stan (per non parlare della sua direzione editoriale e dei suoi contributi alla storia) non hanno aggiunto alcun valore alla testata? Da nessuna parte, ecco dove.
Ora, Jack Kirby aveva diritto al suo punto di vista… ossia che lui fosse il principale, se non l’unico, genio dietro il successo dei Fantastici Quattro, di Thor e di tutto il resto. Ma ciò non significa che dobbiamo accettare quel punto di vista.
Ciò che è davvero necessario, chiaramente, è il primo documentario su Jack Kirby e i suoi contributi alla Marvel Comics… e poi un altro sulla carriera di Steve Ditko. Entrambi sarebbero delle aggiunte benvenute all’analisi cinematografica della Marvel. Li aspetterò con ansia in fila (e online) per vederne uno o direttamente entrambi.
Ma se/quando dovessimo avere dei documentari completi su Kirby e Ditko, spero che siano almeno corretti nei confronti del talento, dei contributi e dell’eredità di Stan Lee quanto le parole di Stan Lee lo sono state per i talenti, i contributi e dell’eredità di Jack Kirby e Steve Ditko.
La mia voce si sente solo alla fine della documentario di Gelb, ma modestamente penso di aver detto quella che potrebbe essere considerata la parola conclusiva sulla controversia, ossia quando dico (facendo riferimento a Stan e Jack, anche se potrebbe riferirsi anche a Stan e Steve) che ‘nessuno di loro avrebbe potuto farlo senza l’altro.’
Ma credo anche, con la massima sincerità, che Stan Lee fosse la persona con la visione di un Universo Marvel (anche se lui stesso non ha inventato quella frase), di personaggi che si sovrappongono alle emozioni troppo umane che defiscono e limitano i loro superpoteri. Dopotutto, non era solo lo sceneggiatore ma anche l’editore… l’uomo che è stato messo a capo della storia e dei disegni, per incrementare le vendite per la compagnia che sarebbe diventata la Marvel Comics. Nessun altro aveva quella responsabilità. Quasi sicuramente, nessun altro oltre Stan Lee guardava al quadro più grande, dal principio alla fine, giorno dopo giorno.
Senza Stan Lee, ci sarebbero state alcune ottime storie… disegni splendidi… ma è altamente improbabile che avremmo avuto un Universo Marvel. E la capacità di David Gelb di schierare queste prove acustiche sottolinea questo punto.
Alla fine, allora, penso di essere in disaccordo con la frase con cui ho iniziato questa riflessione. Nella mia mente, Stan Lee non è stata la più grande creazione di Stan Lee. Lo è stato l’Universo Marvel.