Durante un’intervista con The Hollywood Reporter, Scarlett Johansson ha discusso della difficoltà di uscire dalla figura della “bomba sexy” e della donna seduttrice in cui era relegata agli albori della sua carriera, riflettendo sull’evoluzione del personaggio di Natasha Romanoff alias Vedova Nera nell’Universo Cinematografico Marvel:
Feci Lost in Translation e Ragazza col turbante, ai tempi avevo 18 o 19 anni e stavo entrando nella mia femminilità, stavo imparando la mia desiderabilità e sessualità. Mi stavano preparando, in un certo senso, ad essere quello che viene definita un’attrice ‘bomba sexy’. Interpretavo sempre l’altra donna e l’oggetto del desiderio e all’improvviso mi sono trovata con le spalle al muro. Non riuscivo a uscirne.
Sarebbe facile sedersi di fronte a qualcuno in quella situazione e dire: ‘Questo sta funzionando.’ Ma per quei ruoli da bomba sexy rischi di bruciarti in fretta e poi non avrai altre opportunità oltre quella. È stato un dilemma interessante e bizzarro ma ho cercato di ritagliarmi un posto in diversi progetti e di lavorare con grandi cast corali.
La Johansson ha citato Bryan Lourd, partner, amministratore delegato e co-presidente dell’agenzia di talent Creative Artists Agency, per averla aiutata a cercare altri ruoli in altri franchise, tra cui il Marvel Cinematic Universe. L’attrice, che in passato aveva ammesso di essere stata infastidita dall’eccessiva sessualizzazione della Vedova Nera in Iron Man 2 (2010) e dalle battute sessiste di Tony Stark dirette verso Natasha Romanoff nel film, ha rincarato la dose:
Ricevetti l’incredibile opportunità di lavorare ad Iron Man 2. La parte [della Vedova Nera] ai tempi era molto sottosviluppata e ipersessualizzata, ma volevo creare un rapporto con Jon Favreau, con cui avrei lavorato un paio di volte dopo quel film e che è una fonte di ispirazione per me. E volevo anche lavorare con Kevin Feige, il presidente della Marvel, e sapevo che avesse una visione per questo quadro complessivo.