Come uno dei fumetti più apprezzati degli ultimi anni verrà adattato nell’MCU.
Tra il 2012 e il 2015, la Marvel Comics ha pubblicato la run a fumetti Hawkeye scritta da Matt Fraction e illustrata da David Aja, considerata da molti la migliore interpretazione del personaggio di Clint Barton e una delle migliori serie mai pubblicate dalla Casa delle Idee, che ha portato diversi premi Eisner e che ha consacrato due degli autori più bravi del fumetto contemporaneo.
Se non l’avete letto, vi consiglio di rimediare. Se invece l’avete già letto, rileggetelo. I disegni di Aja sono, probabilmente, tra i più belli e innovativi degli ultimi anni: bastano le sue tavole e la costruzione delle scene per raccontare la storia. Per non parlare della sceneggiatura di Fraction (già autore di Sex Criminals): battute mai banali, botta-e-risposta velocissimi, una caratterizzazione dei personaggi essenziale e verosimile.
Occhio di Falco non è uno dei supereroi più famosi o più popolari di casa Marvel eppure, in questa serie, lo diventa. Diventa l’uomo (il super uomo) che si sacrifica, che soffre, che viene pestato e che pesta (qualche volta).
Non solo il Vendicatore, ma il fan: non riesce a credere di essere amico di Captain America o di Tony Stark; è stato con Vedova Nera, ha frequentato tantissime altre supereroine, ma resta comunque un outsider. Non ci sono scorciatoie o vie più facili: Clint Barton le deve provare tutte prima di riuscire. Prima di essere, veramente, un eroe.
Più fragile, più umano, più vero: è questo il segreto del Clint di Fraction e Aja. Ed è per questo, soprattutto, che Hawkeye è una delle migliori serie a fumetti degli ultimi anni. Non c’è il banalissimo percorso dell’eroe (o supereroe). Clint è un uomo distrutto, separato (diverse volte) e che vive da solo, con un cane.
Deciderà di difendere i condomini del suo palazzo dalla criminalità locale, e lo farà nonostante la netta minoranza numerica e le numerose ferite riportate (nel primo numero, l’apertura è semplicemente geniale: Clint che cade di schiena da un grattacielo, vetri in frantumi tutto attorno, e un due soli balloon, brevissimi: «Ok… qui si mette male»).
Ci sono tavole — e storie — rivoluzionarie: come quella raccontata dal punto di vista di Lucky, il cane di Clint (zero battute) o quella scandita dal linguaggio dei segni (perché a un certo punto, dopo uno scontro, Clint diventa quasi totalmente sordo).
Lo stile di Aja è semplice, rigido, molto intuitivo: le figure perdono in tridimensionalità ma guadagnano in espressività e compattezza. Linee spesse, colori poco sfumati, un’attenzione al dettaglio non viscerale, ma presente – utile comunque alla storia. E poi ci sono le donne: mai banali, mai scontate, nessuna che soffre di sessismo o maschilismo, anzi: sono loro, all’opposto, il sesso forte (e Clint il sesso debole).
E sarà proprio questa acclamata run a fumetti l’ispirazione per lo show Hawkeye con protagonista Jeremy Renner, prodotto dai Marvel Studios per la piattaforma di streaming Disney+.
Il nostro eroe non ha sempre avuto vita facile nell’Universo Cinematografico Marvel (controllato da Loki, assalito da Ultron, arrestato dal generale Ross e, in seguito alla scomparsa della famiglia per mano di Thanos, divenuto lo spietato assassino Ronin), perciò questa sarà la sua occasione di riscatto. Il ritorno della famiglia, e l’introduzione di Kate Bishop, potrebbero aprire un lato davvero interessante del personaggio, finora mai esplorato al pieno delle sue potenzialità.
I problemi della vita di ogni giorno con un pizzico di supereroismo Marvel: nessun vero super potere, ma solo la capacità di saper fare centro.