Dopo gli avvenimenti di Captain America: Civil War, anche Scott Lang (Paul Rudd) viene arrestato a causa degli Accordi di Sokovia.
Il patteggiamento gli permette di tornare in patria e riabbracciare sua figlia, ma costretto a casa per poter scontare la fine della sua pena: due anni agli arresti domiciliari. Nel frattempo Hope (Evangeline Lilly) e suo padre, Hank (Micheal Douglas), seppur totalmente estranei ai suddetti eventi, vengono dichiarati colpevoli e per questo inseguiti come criminali.
Fortunatamente i due sono più scaltri delle autorità e riescono a resistere per ben due anni. Per il nostro Ant-Man le cose vanno bene; pur restando a casa riesce a vedere la figlia e, insieme ai suoi amici, fonda una società di sicurezza. Ma tutto sta per cambiare, di nuovo.
Una notte Scott sogna di impersonare la madre di Hope, Janet Van Dyne (Michelle Pfeiffer), ritenuta da tutti scomparsa nel Regno Quantico. Credendo la cosa rilevante, contatta i due fuggitivi: dopo quasi due anni, seppur controvoglia, la “banda” si riunisce. Sia Hank che sua figlia sono arrabbiati con Lang per ciò che ha fatto in Germania, dove ha portato la loro tecnologia per aiutare un Captain America fuorilegge senza consultarli.
Nel frattempo, Hank e sua figlia hanno costruito un macchinario gigantesco, un tunnel per poter viaggiare nel Regno Quantico in cerca di Janet. Ma non è questa l’unica novità: anche Hope ora ha un costume, con tanto di ali e blaster, e segue le orme della madre. È in questo momento che viene presentata nell’MCU la nuova Wasp. Ovviamente, non potendo più agire in libertà e alla luce del giorno, i due hanno dovuto procurarsi in un altro modo il materiale necessario.
Sonny Burch (Walton Goggins), è un criminale e commerciante del mercato nero, non molto affidabile ma che ha sempre fornito ciò che gli era richiesto, almeno fino a quel momento. Infatti, proprio quando Hope lo raggiungere per prendere l’ultimo pezzo per il tunnel, quest’ultimo cambia idea e, avendo scoperto la vera identità della sua cliente decide di tradirla.
Sostiene che il lavoro per il quale lui stava fornendo i pezzi abbia a che fare con il Regno Quantico e, avendo già un compratore, obbliga Wasp a vendergli il tutto. Giustamente lei rifiuta, prima con gentilezza, poi sfoderando tutte le sue abilità di combattente, indossando appunto la tuta di Wasp. E se state pensando che le cose non possano andare peggio, beh, vi sbagliate.
Il combattimento è più duro del previsto, soprattutto quando entra in campo un essere misterioso capace di attraversare i muri e non solo. Fortunatamente Hank fornisce a Scott un prototipo della nuova tuta di Ant-Man, con la quale raggiunge Hope sul campo. Neanche questo basta però a fermare il nuovo avversario, che riesce a fuggire con tutto l”edificio nel quale è contenuto il prototipo.
Sì, avete letto bene. In questo nuovo capitolo scopriamo che il dottore e sua figlia hanno sviluppato una tecnologia per ridurre le dimensioni sia degli edifici che di mezzi di trasporto. Così i tre, senza più un posto dove andare, optano per la sede dell’azienda fondata da Luis (Michael Peña), amico di Scott nonché suo vecchio compagno di cella. Ed è qui che elaborano un piano per recuperare il tunnel e fermare quello che ora chiamano il Fantasma, Ghost.
Il piano consiste nel rintracciare l’edificio tramite un macchinario, che però è estremamente difficile da trovare.
L’unico in possesso di questo macchinario è un vecchio amico e collega di Hank. Ad essere onesti i due non sono più amici da molto tempo, circa 30 anni, ma a mali estremi, estremi rimedi. Comunque sia, una volta raggiunto l’ufficio di questo amico, Bill Foster (Laurence Fishburne) – nome che per i fan dei fumetti è ben noto – scoprono che quest’ultimo non ha ciò che a loro serviva.
E, per di più, sono inseguiti dall’FBI, in particolare dall’agente di custodia di Scott. Così i tre, una volta fuggiti, escogitano un altro piano. Questo li porta a recuperare la vecchia tuta da Ant-Man e a scoprire che il prototipo ora in uso non è così affidabile come sembra.
Successivamente, riescono a trovare il tunnel ma vengono atterrati dal Fantasma che, una volta legati, lì interroga. Lì scopriamo che Bill sta collaborando con questo nuovo nemico, il cui vero nome è Ava Starr (Hannah John-Kamen).
Quest’ultima è la figlia di un vecchio collaboratore di Hank, il quale dopo averlo licenziato gli distrugge la credibilità. Perciò, l’uomo decide di andare in Sud-America per continuare il suo progetto. Purtroppo però questo finisce male, provocando un esplosione che uccide sia lo scienziato che la moglie, lasciando Ava in uno stato di instabilità molecolare.
Che è il motivo per il quale lei ha rubato il progetto di Pym. Dopo un po’, Hope, Scott e Hank, riescono a liberarsi, recuperare il loro edificio, e a fuggire da lì. Successivamente i tre completano il macchinario del viaggio nel Regno Quantico, ma solo grazie all’aiuto di Janet, che si impossessa del corpo del povero Scott.
Nel frattempo Luis e i suoi compari, nonché colleghi, Dave (Tip “T.I.” Harris) e Kurt (David Dastmalchain), ricevono una visita inaspettata. Sonny Burch entra nei loro uffici per avere informazioni su dove Ant-Man e gli altri hanno portato il macchinario. Ovviamente questi tengono la bocca chiusa, fino a quando, uno degli uomini di Sonny inietta loro una specie di siero della verità, obbligando i tre a rivelare la posizione degli altri.
Fortunatamente Luis riesce a chiamare il suo amico per avvisarlo, ma quello che nessuno dei due sapeva è che Burch ha un infiltrato all’interno dell’FBI. Così, Scott, dopo aver finito di lavorare al tunnel si precipita a casa per far sì che i federali non sospettino niente. Invece, una volta usciti dall’edificio, Hank e Hope si trovano davanti ad una schiera di agenti armati. Ma la storia non finisce qui, difatti Ant-Man riesce a liberare i suoi amici e tutti insieme partono all’inseguimento del tunnel e di Ghost.
Come al solito preferisco che vi godiate la fine del film senza spoiler. Di conseguenza non vi posso dire niente sulle nuove abilità della tuta di Scott, o di come Hank recupera sua moglie. Non posso neanche dirvi che, a mio parere, questo è uno dei film non più pieni di azione ed effetti speciali. E neanche più pieni di colpi di scena o strategie complesse, perché mentirei.
Ma la forza di questo film è un’altra. Il nostro protagonista si comporta come un vero eroe. Non perché ha una tuta che lo rimpicciolisce, o combatte contro una donna che può attraversare le pareti. Ma perché fa quello che un uomo, o donna, farebbe per la sua famiglia, per i suoi amici; senza negare aiuto a nessuno di essi.
In fondo, pensateci: prima patteggia con il governo tedesco per tornare da sua figlia, poi aiuta i suoi amici a farsi una nuova vita, creando, da zero, una compagnia di sicurezza. Infine fa quello che può, e che sa fare meglio, per portare a casa una persona molto importate per altri suoi amici, che addirittura erano arrabbiati e non volevano il suo aiuto. Quindi possiamo dire che sì, per Scott Lang la normalità è una noia, che gli piaccia o meno.
E voi cosa ne pensate? Vi è piaciuta Wasp? Fatecelo sapere nei commenti.